Vendemmia avara, ma di qualità per i vini piemontesi

Regione Piemonte e Vignaioli Piemontesi presentano ad Acqui Terme i dati della vendemmia 2019

Dicembre 2019
Vendemmia avara, ma di qualità per i vini piemontesi

Regione Piemonte e Vignaioli Piemontesi presentano ad Acqui Terme i dati della vendemmia 2019

“Anteprima Vendemmia”, il tradizionale incontro con i produttori e la stampa che ogni vendemmia, da 28 anni, anticipa i dati e le analisi qualitative delle uve piemontesi appena vendemmiate, è andata in scena ad Acqui, nella panoramica cornice di Villa Ottolenghi, uno spettacolare balcone che ha offerto agli ospiti gli ultimi bagliori dell’autunno sulle colline circondate dalle Alpi ormai innevate.

L’edizione 2019 della pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi con la collaborazione di Regione Piemonte, ha analizzato i dati tecnici e le valutazioni vendemmiali delle diverse zone viticole della regione, coordinando il lavoro di tecnici e agronomi sparsi sul territorio, arrivando a offrire il quadro di una vendemmia non particolarmente abbondante – si calcola un calo produttivo del 15% rispetto al 2018, in linea con la media nazionale – ma dagli aspetti qualitativi elevati riguardo alle uve.

L’annata ha riservato punte climatiche esagerate, dall’inverno mite e asciutto che ha determinato un germogliamento precoce delle viti alla primavera pazza che all’escursione termica di marzo ha alternato il maggio freddo e piovoso, dal debutto dell’estate con le temperature record di giugno e luglio alternate a potenti temporali all’insperata stabilità metereologica che ha preceduto la vendemmia.

Questo ha permesso la raccolta di uve giudicate da ottime a eccellenti, secondo le valutazioni del servizio tecnico della Vignaioli Piemontesi coordinato per la parte viticola da Daniela Tornato e Michele Vigasio e per la parte enologica da Giampiero Gerbi: prossime all’eccellenza le uve Arneis con quattro stelle e mezza, ottime quelle del Nebbiolo tanto in Langhe e Roero quanto nell’Alto Piemonte con quattro stelle, condivise con Ruchè, Grignolino, Favorita e Chardonnay. Mentre Barbera, Cortese, Dolcetto, Freisa, Erbaluce, Nascetta, Moscato bianco, Pelaverga, Pinot Nero e Vespolina si sono espresse oltre il buono (tre stelle e mezza). Solo il Sauvignon si ferma a buono (tre stelle).

Al giornalista Giancarlo Montaldo, consulente di settore, sono state affidate le valutazioni sugli aspetti economici, con le schede dell’andamento dei singoli vini valutati secondo i parametri di superficie rivendicata, produzione effettiva, imbottigliamento e giacenze: Gavi ed Erbaluce di Caluso i vini più dinamici sul mercato. Il dato più interessante è però la conferma del recupero del vigneto piemontese che ha ricominciato a crescere a partire dal 2017 e anche nel 2019 conferma la tendenza, arrivando a segnare 44.677 ettari nell’annata corrente.

Guadagnano terreno anche i vigneti dei vitigni autoctoni rari, vere perle di biodiversità, che in dieci anni, dal 2008 al 2018, hanno registrato un aumento di quasi 475 ettari, pari al 31,92%.

Circa il 60% del vino prodotto in Piemonte è destinato all’esportazione per un controvalore di circa un miliardo di euro. Il 33% della produzione vitivinicola piemontese arriva dal mondo della cooperazione, nel quale la Vignaioli Piemontesi associa 37 cantine cooperative in rappresentanza di 6.242 aziende vitivinicole.

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