Uno speciale sentimento lega la Selezione Teo Costa di Castellinaldo d’Alba ai quadri del pittore naïf Antonio Ligabue. La scoperta di una curiosa coincidenza di cognomi – Ligabue si chiamava in realtà Costa, come i titolari dell’azienda – ha coinciso con la passione per i suoi quadri, per le figure esuberanti e provocatorie, per i colori caldi, sorprendenti, inconfondibili, proprio come i vini di questa dinamica famiglia di vitivinicoltori del Roero.
È nata così – quasi per una scommessa – la linea Ligabue, grazie anche alla disponibilità che nei primi anni Duemila ha convinto il sen. Giuseppe Amadei, grande collezionista del pittore, a condividere questo matrimonio istintivo tra due diversi tipi di arte, quello dell’artista dei colori e quello dell’artigiano del vino, entrambi sempre alla ricerca di un’armonia perfetta ed emozionante, che rende ogni opera irripetibile.
Per la Teo Costa è ormai una ricchezza irrinunciabile quel marchio “Costa Ligabue” che è stato registrato per dare ancor più valore a quel cognome che unisce le due realtà familiari.
In questi anni, perciò, i quadri di Ligabue sono diventati gli elementi inconfondibili delle etichette di alcuni vini che Teo Costa produce secondo le regole preziose dettate da alcune importanti denominazioni di origine di Langa e Roero.
Oggi sono nove i vini Doc e Docg che legano la loro immagine ai quadri di Antonio Ligabue: il Roero Arneis Docg porta in etichetta “La carrozzella”, realizzato nel biennio 1952-53. Al suo fianco, altri due vini bianchi dell’azienda: il Langhe Arneis che interpreta la grinta de “Il leopardo”, dipinto nel 1942-43 e, poi, il Langhe Favorita che prende spunto dal “L’autoritratto”, realizzato nel 1956-57, per cogliere solo quella farfalla che vola accanto allo sguardo ammirato del pittore.
Due sono le Barbera d’Alba, differenti per origine: la prima caratterizzata dal “Paesaggio con due cani”, realizzato tra il 1956 e 57; la seconda che porta in etichetta i “Cavalli imbizzarriti” (1948-49).
Ancora animali, “Gallo e gallina” (1933-34), per il Langhe Dolcetto e una “Natura morta” (1960-61) per il Roero Docg. Ci sono infine due Nebbiolo d’Alba Doc, il primo contraddistinto dalla “Traversata della Siberia” (1948-49) e il secondo con il notissimo “Autoritratto” (1956-57), che insieme al vino di Teo Costa costituisce un must straordinario, valorizzato da un successo planetario.