Siccità in Piemonte: dall’emergenza alle soluzioni

Il mondo dell’agricoltura e della viticoltura si interroga sulle criticità legate al cambiamento climatico. In Piemonte forti preoccupazioni per la carenza di accumulo idrico registrato, ancora una volta, nel periodo invernale…

Marzo 2023
Siccità in Piemonte: dall’emergenza alle soluzioni

“Annus horribilis”. Così è stato definito il 2022 per l’agricoltura regionale (e non solo), caratterizzato dalla più marcata criticità idrologica registrata negli ultimi 65 anni e oggi ancor più aggravato dall’ulteriore depauperamento delle falde, con un calo del 60% dell’acqua immagazzinata nelle Alpi sotto forma di neve e portate d’acqua ridotte nei fiumi.
Dati che rappresentano un termometro della situazione e indicano sintomi di febbre, già alta. E su cui si è, finalmente, aperta un’accurata analisi attraverso un summit tenutosi a Torino lo scorso 1 e 2 marzo (“La risorsa idrica in Piemonte“), che ha visto la partecipazione di istituzioni, università, ARPA, consorzi di bacino, gestori acquedottistici e imprese.

Un tavolo di studio e di proposte partecipato da tutti i principali “attori” coinvolti in un’emergenza non più procrastinabile, dato che il Piemonte sta subendo un cambiamento climatico addirittura più rilevante rispetto alle altre aree del mondo: negli ultimi 60 anni nella nostra regione si è registrato un aumento di 2,38 gradi delle temperature massime e di 1,59 gradi delle minime, a fronte dell’aumento medio globale di circa 1 grado.

Sviscerati a fondo i problemi, gli “stakeholder” hanno discusso di soluzioni per il futuro. A breve, medio e lungo termine con molti “ingredienti” che dovranno permettere di percorrere una strada virtuosa, in primis gli ausili che le nuove tecnologie già da ora possono offrire alle attività agricole per ottimizzare disponibilità e fabbisogni idrici: telerilevamento e gestione dell’irrigazione, satelliti, droni, sensori, piattaforme ecc. Strumenti in grado di suggerire quando, quanto e come intervenire in campo per dare alle coltivazioni l’acqua necessaria negata dalla carenza di piogge naturali. Il tutto accompagnato da una più attenta lavorazione del suolo per favorire la resilienza delle specie coltivate.

Ovviamente molta attenzione alla possibilità di progettare nuove infrastrutture irrigue, ovvero invasi artificiali che dovranno però essere frutto di attenta pianificazione. Con quali risorse finanziarie? Oltre a quelle dei privati, la Regione Piemonte ha messo in campo un programma di investimenti per l’irrigazione in agricoltura per un totale di 55 milioni di euro destinati ai Consorzi irrigui e di bonifica regionali e alle aziende agricole, previsto dal Complemento di sviluppo rurale del Piemonte 2023-2027. A cui si aggiungono 1,8 milioni di euro di fondi europei del Programma Horizon 2020 per l’areale risicolo e le aree cuneesi.

Per quanto concerne la viticoltura, gli esperti suggeriscono di considerare che un periodo di deficit idrico – se opportunamente controllato – è da auspicarsi, quando accoppiato ad eventi di reidratazione, in quanto tutte le colture da frutto non hanno bisogno di rifornimenti idrici (irrigui) costanti durante la stagione di crescita e di fruttificazione. E, anzi, la reidratazione post-stress idrico risulta strategicamente vincente. Non bisogna, quindi, ritenere (come alcuni hanno evocato durante la due giorni di studio) che fra 50 anni la crisi climatica e idrica avrà fatto strage delle viti del Piemonte, ma avere ben chiaro che un cambio di comportamenti in vigna e l’apporto delle tecnologie – per prevedere e anticipare gli eventi estremi – potranno consentirci di rispondere al complicato scenario termico che tutti prevedono. C’è, dunque, un futuro anche per la viticoltura piemontese. A patto che le scelte strategiche vengano avviate ora.

(Alessandro Mortarino)

Nella foto: scorcio del fiume Tanaro.

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