Barolo&Co., rivista attenta tanto al territorio quanto ai suoi prodotti, ha affiancato recentemente come media partner il convegno “Paesaggio terrazzato: dal dissesto al recupero” organizzato a Taggia, presso il suggestivo Convento dei Padri Domenicani. L’incontro anticipava il III Incontro Mondiale sui paesaggi terrazzati organizzato dall’ITLA, l’associazione mondiale del paesaggio terrazzato, che si svolgerà ad ottobre tra Venezia e Padova.
Dunque obbiettivo concentrato sul rischio idrogeologico correlato al problema dell’abbandono del territorio agricolo, in particolare quello dei terrazzamenti, che in Liguria hanno sempre rappresentato non solo un valore economico essenziale per l’agricoltura, ma anche un elemento caratterizzante dell’eccellenza delle produzioni, in olivicoltura come in viticoltura.
Essenziale per l’agricoltura disagiata di zone scoscese e territori montani un po’ in tutta Italia, la tecnica dei terrazzamenti ha sempre costituito anche un sistema di regimentazione delle acque piovane e di controllo del territorio di cui oggi si sente tragicamente la mancanza con il progressivo abbandono agricolo, come ha ben messo in evidenza Gerardo Brancucci, Geologo della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, sottolineando l’elevato rischio geologico.
Fotografando la situazione attuale e ponendosi l’interrogativo se i terrazzamenti siano un patrimonio o un problema, il convegno ha però voluto anche sottolineare alcune esperienze riuscite di recupero del paesaggio. Le soluzioni sono partite dal basso, da piccole iniziative locali basate su sinergie e cooperazione che hanno portato al ripristino della redditività economica.
Dalle esperienze nelle Cinque Terre alle valli del Parco dell’Antola, dalle cooperative olivicole ai produttori di Moscatello di Taggia, le esperienze di recupero del paesaggio terrazzato, raccolte tra coltivatori del ponente e del levante ligure, hanno dimostrato come l’unica strada possibile per la salvaguardia del territorio sia l’incentivazione del costante presidio territoriale, attraverso la cooperazione tra soggetti e aziende locali che insieme all’attività economica ripristinano cultura e “saper fare” artigianale.