Orizzonti contrastati per le aziende vitivinicole sui mercati esteri

Cosa dicono i numeri dell’export vinicolo nazionale nei primi mesi del 2020

Giugno 2020
Orizzonti contrastati per le aziende vitivinicole sui mercati esteri

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non sono andate male le esportazioni di vino italiano nei primi quattro mesi del 2020, complessivamente cresciute sui mercati extraeuropei del 5,1%.

Secondo Wine Monitor, l’Osservatorio del vino di Vinitaly-Nomisma, sono aumentate nei 10 mercati extraeuropei più rilevanti che rappresentano la metà di tutte le esportazioni vinicole italiane. La pandemia che ha coinvolto l’intero pianeta ha pesato più sul secondo che sul primo bimestre dell’anno, con Stati Uniti e Canada rimasti comunque in cifra largamente positiva rispettivamente a +10,8% e +7,1%. E i mercati di Canada, Russia e Corea del Sud sono rimasti in positivo anche ad aprile quando, a causa del blocco sono scivolati in negativo Giappone (- 5,2%), Stati Uniti (- 12,5%, ma partivano da un + 40% di gennaio e febbraio), Cina (- 48%), cosicché il deficit totale nell’export del solo mese di aprile, confrontato con lo stesso mese del 2019, ha segnato un -7,2%.

Preoccupa di più la riduzione degli acquisti sui principali mercati dell’Unione, Germania e Regno Unito in testa che, sempre secondo le analisi di Wine Monitor su dati doganali, sono calati a valore nel primo quadrimestre rispettivamente dell’8,9% e del 13,3%. Contestualmente si è registrato anche un calo del prezzo medio nel canale della Gdo, più pesante nel Regno Unito che in Germania.

Sono perciò i mercati europei a creare maggiori perplessità, soprattutto perché si dà per scontato un calo generalizzato del potere d’acquisto dei consumatori, al di là delle probabili scorte invendute incamerate da distributori e importatori.

Se, come pare, la Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’UE, si concluderà a fine anno con il temuto “no deal”, vale a dire senza un “accordo”, sarà il mercato britannico a dover essere tenuto sotto speciale osservazione. Stiamo parlando del quarto mercato per l’export dei nostri prodotti agroalimentare con un valore di oltre 3,4 miliardi di euro, dei quali 770 milioni apportati dal vino.

Secondo un’indagine condotta dallo stesso istituto di ricerca, negli ultimi mesi sono cambiati i comportamenti di consumo dei cittadini britannici sui quali ha molto influito la chiusura dei locali pubblici come ristoranti, pub e wine bar, fatto del tutto comprensibile per un paese in cui il “fuori casa” pesa per il 45% dei consumi alimentari. Sembrerebbero aver inciso, tra le altre motivazioni, il fatto di non andare al ristorante (21%), non bere più in compagnia (19%), avere meno soldi a disposizione (11%), non frequentare più aperitivi (8%), non cercare vini spumanti per festeggiare (7%).

Il che è tutto dire per un paese che adora gli spumanti e che negli ultimi 5 anni ha incrementato le importazioni dall’Italia, principalmente di Prosecco, da 59 a 96 milioni di litri.

Tutto sta a capire quali di questi comportamenti siano reversibili e in quanto tempo.

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