La coltivazione del nocciolo il Piemonte non è solo una settore produttivo tradizionale di grande prestigio – la Tonda Gentile piemontese è considerata una delle migliori varietà mondiali, dalle caratteristiche organolettiche uniche e riconosciuta come Nocciola Piemonte Igp in ambito europeo dal 1993 -, ma una realtà in forte espansione che ha toccato ormai i 26 mila ettari dedicati sul territorio regionale e coinvolge oltre 9.000 aziende agricole.
Protagonista di cioccolatini iconici della tradizione italiana ed apprezzatissima dall’industria dolciaria per le sue caratteristiche tecniche (rotondità, pelabilità, ottima resa allo sgusciato) e organolettiche (aroma inconfondibile e persistente in cottura), la Nocciola Tonda Gentile piemontese è protagonista ora di un progetto di tutela della qualità con l’obiettivo di fronteggiare le nuove criticità che il settore si trova ad affrontare tra nuove avversità ed espansione delle coltivazioni. Lo scopo è di consentirle di continuare a distinguersi sul mercato per le sue qualità.
Il progetto, focalizzato su una gestione agronomica sempre più attenta degli impianti, si suddivide perciò in quattro diverse ricerche: “Cimice asiatica (Halyomorpha halys), monitoraggio, azioni di contenimento e lotta biologica”, “L’avariato e le aflatossine nelle nocciole”, “Cascola pre-raccolta, criticità multifattoriale” e infine “Allevamento e rilascio in campo del parassitoide Trissolcus japonicus”.
“Preservare questa eccellenza rappresenta una priorità assoluta nella politica agricola regionale” ha dichiarato Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte.
“Qualità, sostenibilità e continuità” sono le parole d’ordine lanciate dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio alla presentazione ufficiale del progetto ad Asti lo scorso 22 ottobre, sottolineando l’importanza di aver fatto sedere allo stesso tavolo l’intera filiera della nocciola che comprende produttori, trasformatori e industrie utilizzatrici.
Infatti, il progetto supportato scientificamente da Università di Torino, Fondazione Agrion e Agrinnova, vede anche il contributo di aziende come Ferrero Hazelnut Company, Gruppo Elah Dufour Novi, Domori, Venchi.