Che cosa è un distretto industriale? E che ci azzecca con l’agricoltura? È presto detto.
Un distretto è una concentrazione di imprese, specializzate in un determinato settore produttivo e generalmente integrate tra loro, che si sviluppa in un territorio piuttosto circoscritto.
Talvolta sviluppatosi attorno ad una grande impresa grazie ad azioni di decentramento produttivo (vedi in passato tutto l’indotto prodotto dall’industria automobilistica nel torinese), talvolta raccolto attorno a una tradizione produttiva radicata nel territorio stesso.
Si tratta di un modello di sviluppo molto rappresentativo della realtà italiana che coinvolge in genere tutto un tessuto di imprese medio piccole di carattere artigiano tra loro strettamente interconnesse e altamente specializzate.
E qui, per chi vive il mondo del vino non è difficile intuire la connessione.
Settori come la spumantizzazione, tanto in Piemonte che in Veneto, hanno prodotto distretti industriali famosi legati ai macchinari per l’imbottigliamento.
I dati del rapporto Intesa San Paolo presentati qualche giorno fa testimoniano tra le righe proprio questa vitalità dell’agroindustria legata alle produzioni vinicole.
Secondo il rapportoi distretti industriali italiani nel 2021 hanno visto un incremento del fatturato del 25% rispetto al 2020 e del 4,3% sul 2019. Con l’exporto che ha sfiorato i 133 miliardi di euro.
I distretti con le migliori prestazioni di crescita, redditività e patrimonializzazione sono stati quelli delle macchine agricole di Padova e Vicenza, seguiti da Reggio Emilia e Modena.
Alimentari e bevande crescono oltre la media e per quanto riguarda il wine & food, il distretto migliore in assoluto, quinto nella classifica nazionale, è risultato essere proprio quello dei vini di Langhe, Roero e Monferrato che continuano a essere una delle locomotive del vino italiano