Il 22 aprile ricorda la 51a Giornata Mondiale della Terra in 180 paesi del mondo

La parola d’ordine dell’edizione 2021 è “Restore Our Earth”, Ripariamo la Terra

Aprile 2021
Il 22 aprile ricorda la 51a Giornata Mondiale della Terra in 180 paesi del mondo

A che punto siamo della notte? Non è facile dirlo.

Del 21 aprile è la notizia che Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio che “…introduce nella legislazione l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE per il 2050 e un obiettivo collettivo di una riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra (emissioni al netto degli assorbimenti) pari almeno al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”.

Un accordo provvisorio che dovrà essere approvato tanto dal Consiglio che dal Parlamento, ma che resta il progetto ambientale più ambizioso concepito nel mondo.

E il 22 e 23 aprile si svolge on line il vertice sul clima tra i leader mondiali che annuncia la presenza del presidente USA Joe Biden e della sua vice Kamala Harris e di altri 40 capi di stato e di governo tra cui il presidente della Cina Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin. Un riavvicinamento, benché solo in videoconferenza, solo qualche mese fa impensabile.

Che la questione ambientale sia urgente è da tempo innegabile, che Russia e Cina si siedano allo stesso tavolo è più un indizio della gravità della situazione che un segnale di miti consigli. L’aria è irrespirabile a Pechino a causa dell’inquinamento come in Siberia a causa degli incendi: che lo sciogliemento del permafrost abbia effetti più destabilizzanti in Russia delle sanzioni economiche?

Del resto anche la Cina, primo paese al mondo per emissioni di gas serra, ha annunciato di volere dare un taglio consistente alle emissioni entro il 2030 e di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2060.

Il sistema delle quote di emissione

Il nocciolo della questione è tutto giocato sulle emissioni o meglio, sulla loro riduzione.

In zona UE esiste un “sistema di scambio di quote di emissione” (EU ETS, Emission Trading Scheme) che impone ai gestori degli impianti che rientrano nello schema, vale a dire le imprese, un tetto alle loro emissioni di gas serra che si riduce nel tempo. Entro il limite assegnato, le imprese ricevono o acquistano delle quote di emissione che possono anche scambiare successivamente.

A fine anno le società devono restituire un numero di quote corrispondente alle emissioni concordate, pena pesanti multe. Se un’impresa ha risparmiato, riducendo le proprie emissioni, può conservare le quote in esubero per gli anni futuri o commercializzarle vendendole ad altre imprese fuori quota. In questo modo il sistema incentiva la ricerca dei modi più convenienti per la riduzione delle emissioni e gli investimenti in tecnologie pulite.

Le emissioni di gas a effetto serra che rientrano in questo sistema di scambio – che copre le emissioni di 10 mila centrali elettriche, impianti industriali e compagnie aeree che rappresentano circa il 40% delle emissioni nell’UE – nel 2020 sono diminuite del 13,3% rispetto al 2019.

In parte, la riduzione è dovuta alla pandemia da Covid-19 che ha fatto ridurre del 64,1% le emissioni del trasporto aereo. Ma all’interno di questa cifra si segnala anche una riduzione dell’11,2% delle emissioni prodotte dagli impianti fissi e del 14,9% a carico del settore elettrico che registra certo una riduzione dei consumi, ma anche la transizione dal carbone al gas naturale e la progressiva sostituzione di combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili.

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