L’idea di creare un “Piemonte Grapes” è una notizia sta circolando in questi giorni nel mondo vitivinicolo piemontese. L’idea ci è parsa curiosa, ma anche meritevole di un approfondimento mirato. Perciò ne abbiamo parlato con chi l’ha metabolizzata, ovvero Matteo Ascheri, da due anni presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dall’estate scorsa anche a capo di Piemonte Land of Perfection, la struttura di coordinamento tra i 14 Consorzi di tutela e la Vignaioli Piemontesi.
Matteo Ascheri, innanzitutto è vera la notizia e quali sono gli obiettivi?
«Per il momento è un’idea. Non l’abbiamo ancora valutata nelle sedi opportune, ma mi è scaturita cercando di immaginare qualcosa che potesse davvero coinvolgere l’intera realtà piemontese del vino. Gli organismi che fanno parte di Piemonte Land hanno le loro dinamiche, le loro iniziative promozionali, le loro attività di informazione. Pensavo a qualcosa da fare insieme, capace di cementare ancora di più la sinergia tra gli associati. E così ho pensato a un evento denominato “Piemonte Grapes”».
Centra qualcosa il Nebbiolo Grapes che si organizzava in Piemonte tra fine anni Novanta e i primi Duemila?
«Senz’altro. È proprio dal ricordo di quell’evento che ho tratto la mia ispirazione. Non penso, infatti, a un’iniziativa solo commerciale. Mettere in piedi dei banchi di assaggio è la cosa più facile da fare. Ma non basta. Ci vuole altro per fare il salto di qualità. Così ho pensato a un corollario di eventi com’era Nebbiolo Grapes, che univa la componente commerciale con quella culturale. A fianco dei banchi di assaggio, ci vorranno seminari, approfondimenti, lezioni, focus specifici. E al centro dell’attenzione ci dovrebbero essere i vini prodotti dai nostri vitigni autoctoni, che sono una miniera di opportunità e di ricchezze.»
E dove dovrebbe svolgersi un evento di questo genere?
«E’un tema prematuro. Ne parleremo nelle sedi opportune. Potrebbe essere Torino come potrebbe essere itinerante, portando i partecipanti a questa kermesse di cultura e mercato al cospetto delle varie aree dove il vino piemontese ha i suoi protagonisti. In questi anni sono tante le zone, piccole o grandi, che si stanno impegnando per dare visibilità ai loro vini. Magari, Piemonte Grapes potrebbe essere il modo per dare spazio e visibilità anche a questi territori.»
Certamente, torneremo sull’argomento. Lasciano che i tempi maturino e che se ne parli nelle sedi dedicate. L’importante che si lavori non per un’iniziativa spot, ma per un evento destinato a riproporsi nel tempo con regolarità. La cadenza dei due anni potrebbe essere quella giusta. La prima edizione pare potrebbe essere nel 2022.
(Giancarlo Montaldo)