Prima denominazione della Liguria ad essere istituita nel 1972, grazie all’intuito di chi allora ha capito l’importanza di tutelare una realtà così piccola, la DOC “Rossese di Dolceacqua” celebra i suoi primi 50 anni.
Siamo nell’estremo Ponente ligure, vicino al confine con la Francia, in una terra che è stata zona di frontiera, di passaggio di merci e uomini e probabilmente anche il vitigno Rossese ha seguito questa via una volta sbarcato in Francia dall’Oriente, da dove si ritiene provenga.
L’areale di produzione sono due vallate che dal mare risalgono verso l’entroterra: la Val Nervia e la Val Verbone. Versanti ripidi, colline costituite prevalentemente da rocce di origine sedimentaria stratificate: il “Flysch di Ventimiglia”, le “argille di Ortovero” e i “conglomerati di Monte Villa” che restituiscono vini, rispettivamente, di particolare eleganza, di maggiore struttura, con note ferrose.
Un anniversario festeggiato facendo scoprire agli appassionati la bellezza delle vigne con mare a vista e con una conferenza per fare il punto sullo stato dell’arte.
Degna conclusione, un grande banco di assaggio, con la presenza della maggior parte dei produttori, che ha consentito una panoramica completa della denominazione e degli stili di vinificazione, stili che, fortunatamente, cercano di esaltare il vitigno nella sua purezza, senza coprirlo con inutili orpelli.
I volumi sono contenuti, circa 300 mila bottiglie, anche perché sono terre difficili dal coltivare, la meccanizzazione è praticamente impossibile e la burocrazia non aiuta.
Ma il successo che questo vino ottiene tra gli operatori e gli appassionati, grazie anche all’alta qualità media, giustifica gli sforzi. Particolarmente positiva, pensando al futuro, è la presenza di giovani che per scelta, e non per necessità, ritornano a coltivare la vigna e a produrre Rossese, anzi, “Dolceacqua” visto che il disciplinare consente anche la sola menzione “Dolceacqua” e i produttori si stanno sempre più orientando sull’abbandono del nome del vitigno in etichetta, anche per evitare confusioni con altri prodotti realizzati con il medesimo vitigno al di fuori della zona della DOC.
(Paolo Valente)