Se fosse vero il detto “molti nemici, molto onore” allora di questi tempi sarebbero le api gli esseri viventi più onorevoli del pianeta.
Da decenni ormai, ogni volta che esce un nuovo insetticida sul mercato viene spacciato per innocuo per api e insetti impollinatori, salvo poi scoprire dopo anni che non è affatto così. Sembrerebbe una forma di accanimento contro queste nostre amiche instancabili che raccolgono nettare e distribuiscono il polline dei fiori sui quali si posano. Formidabili volatrici, capaci di calcolare percorsi di chilometri in base all’angolazione del sole per andare e venire dal loro alveare, sono il simbolo della primavera e indispensabili fecondatrici dei nostri alberi da frutto e delle verdure dell’orto. Eppure sono perennemente sotto attacco. Gli effetti neurologici dell’avvelenamento da insetticidi le rendono incapaci di volare, paralizzate fino alla morte.
Ci sono voluti appunto decenni perché la Commissione Europea mettesse al bando (solo nel 2018) in campo aperto – ma non nelle serre chiuse – i tre principali neonicotinoidi con i quali vengono trattati principalmente i semi di mais, soia e altri cereali. Sono i prodotti a base di imidacloprid, thiamethoxam e clothianidin quelli messi al bando e in testa alla classifica dei più usati dagli inizi degli anni 2000. Bayer CropScience è la multinazionale in testa ai fatturati.
Nonostante le continue morìe di api e bombi che si registrano ogni primavera – Slow Food ne ha recentemente segnalato nell’alessandrino e nella pianura del Piave – e nonostante l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che basa le sue conclusioni sull’esame degli studi pubblicati, avesse già concluso nel 2013 che le dichiarazioni di sicurezza rilasciate da “agenzie di regolamentazione” potessero essere difettose e contenere lacune nei dati, a causa degli studi su cui si basano, studi sponsorizzati dall’industria.
Ma ogni giorno arrivano sul mercato nuovi pesticidi, spesso si assiste ad effetti incrociati tra diversi prodotti applicati e si moltiplicano le ricerche sui nuovi composti chimici. Avremo il tempo di aspettare le dotte conclusioni degli “organismi preposti”?