Cambiano gli stili alimentari degli Italiani

Gli Italiani cucinano sempre meno e dedicano sempre meno tempo ai pasti.

Febbraio 2019
Cambiano gli stili alimentari degli Italiani

A dirlo è l’ultimo “Rapporto Ristorazione” della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che ha recentemente firmato con il Ministero della Salute un protocollo d’intesa per promuovere anche nei ristoranti corretti stili alimentari, dal contrasto all’obesità alla gestione delle allergie e delle intolleranze sempre più diffuse.

Dall’indagine risulterebbe che gli Italiani, benché amino la tradizione a tavola, cucinano sempre meno – il 40,2% dai 15 ai 30 minuti al giorno, il 41,3% dai 30 minuti a 1 ora – e dedicano sempre meno tempo ai pasti – ben il 54,1% dichiara di sbrigarsela tra i 15 e i 30 minuti.
Sono tutti convinti che salute e benessere dipendono da ciò che si mangia – lo dichiara il 97,1 % degli intervistati – ma siccome interpretano il “mettersi a tavola” come un momento di relax – lo è per il 44,6% – sempre più spesso (almeno nel 30,2% dei casi nell’ultimo anno) ricorrono al food delivery, ovvero al cibo consegnato a domicilio, spesso ordinato online. Molto più diffuso al nord che al centro e al sud Italia, il cibo ordinato online raccoglie più preferenze tra i giovani e viene utilizzato equamente da uomini e donne.
Quando vanno nei locali pubblici – i consumi alimentari fuori casa si attestano ormai al 36% per un valore di 43,2 miliardi di euro – gli Italiani però oggi si informano durante la scelta del piatto sulla qualità e l’origine dei prodotti proposti (nel 71,8% dei casi) e dichiarano di percepire che i locali sono più attenti a una offerta salutistica nei piatti (89,1%). Il 53,3% degli intervistati dichiara di consumare frutta e verdure quotidianamente e nell’ultimo anno la frequenza di consumo del pesce ha superato quella della carne.
Ciononostante circa il 50% degli Italiani adulti risultano in sovrappeso quando non addirittura obesi: il taso di obesità è dell’11%, corrispondente a 5,3 milioni di persone e si è incrementato addirittura del 20% negli ultimi 10 anni. Un dato ancora più allarmante se si considera che l’aumento maggiore riguarda la fascia di popolazione più giovane.

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