Buone notizie per Asti e Moscato d’Asti Docg che chiudono il 2020 in segno positivo

Presentati ad Asti i dati di mercato dell’anno appena concluso che vede un incremento dell’8,4% per le bollicine aromatiche piemontesi

Gennaio 2021
Buone notizie per Asti e Moscato d’Asti Docg che chiudono il 2020 in segno positivo

Alla fine il 2020 si rivela un buon anno e regala, nonostante tutto, soddisfazioni al Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg e ai suoi produttori.

Con 91.590.374 bottiglie prodotte nel 2020 rispetto alle 84.490.188 del 2019 il comparto segna un + 8,4%. Buona la prestazione dell’Asti che cresce di 2.209.804 bottiglie (+4,32%) da 51.210.932 bottiglie del 2019 a 53.420.736 nel 2020, ottima addirittura quella del Moscato d’Asti che cresce di quasi 4.890.382 bottiglie segnando un +14,69% e toccando quota 38.169.638.

Dai dati presentati recentemente in conferenza stampa da Giacomo Pondini (foto), direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, emergono soprattutto interessanti riflessioni sui mercati esteri, dove i due vini segnano posizioni differenti.

Per l’Asti Docg il mercato d’elezione è quello europeo dove viene venduto il 55,3% delle esportazioni, seguito dalla Russia con il 21,9%, da Nord e Sud America che ne assorbono il 16,5% e Asia dove finisce l’8,8% della produzione. Per il Moscato d’Asti Docg invece sono i mercati americani – Nord e Sud America – che assorbono il 72,4% delle esportazioni, seguiti da quelli Ue con il 18,3% e dai mercati asiatici con l’8,6%.

Per l’Asti Docg la migliore prestazione si realizza nel Regno Unito, dove incrementa la quota di mercato di circa 1.800.000 bottiglie, portandosi a 5.807.874 totali, mentre il primo mercato resta la Russia con 10.836.929 bottiglie – in leggerissima flessione – seguita da Germania con 6.200.681 sostanzialmente stabile.

 

Il Moscato d’Asti Docg sorprende per la performance negli Stati Uniti dove, con 22.492.041 incrementa la quota di vendita di quasi 7 milioni di bottiglie. Il risultato è tanto più consistente se si pensa che il mercato americano, sempre più legato alla tipologia Moscato, ne importa da diversi paesi, ne produce alcuni anche in proprio e il Moscato d’Asti va sul mercato a prezzi non proprio concorrenziali con le altre tipologie. In un mercato che beve Moscato nelle più disparate occasioni, dall’aperitivo al fuori pasto, il Moscato d’Asti è cresciuto più degli altri, passando dai 15 milioni di bottiglie importate nel 2019 agli oltre 22 milioni del 2020 e sembra indicare che i consumatori americani o almeno una larga fascia di essi abbiano imparato a riconoscere la qualità del vino.

A fronte di questi successi esteri, pur nelle difficoltà dell’anno pandemico, piange il mercato domestico che tra Asti e Moscato d’Asti ha perso circa 1milione e 700 mila bottiglie.

Qui, in proporzione, pesano di più le vendite perse dal Moscato d’Asti, per il quale il mercato interno rappresenta il secondo cliente dopo gli USA, mentre per quello dell’Asti l’Italia rappresenta solo il quinto. Probabilmente in Italia il Moscato d’Asti, che pure cresce moderatamente in paesi come Svizzera, Cina e Canada, è stato maggiormente penalizzato dalle chiusure a singhiozzo del canale Ho.re.ca. non bilanciate a sufficienza da consumi domestici e vendite online.

(Dati: Consorzio Tutela Asti e Moscato d’Asti Docg)

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