Bruxelles: all’Uvalino di Cascina Castlèt la Gran Medaglia d’Oro del Concours Mondial

Selezionato tra i 18 vini top italiani in concorso al prestigioso riconoscimento mondiale, è l’unico piemontese premiato con la medaglia del metallo più prezioso

Giugno 2022
Bruxelles: all’Uvalino di Cascina Castlèt la Gran Medaglia d’Oro del Concours Mondial

C’è una notizia importante per la viticoltura piemontese, un riconoscimento internazionale che incorona un vino autoctono quasi dimenticato. Una notizia che potremmo leggere come una storia d’amore, di tecnica e di tradizione.

Fino a una cinquantina di anni fa in tutta l’Astesana, una delle “piccole patrie” del Piemonte, era impensabile non entrare in contatto con l’Uvalino, un vino diffuso sin dagli ultimi anni dell’Ottocento. Un vino considerato di pregio, custodito ed offerto come una sorta di prezioso status symbol benché ogni cascina potesse vantarne la coltivazione di qualche filare. Ottenuto dai frutti di un vigneto autoctono di uve a bacca rossa di maturazione tardiva, progressivamente aveva subito un declino lento, facendosi soppiantare da altre varietà fino, quasi, a scomparire.

Proprio nel cuore di questa zona, a Costigliole d’Asti, nei primi anni novanta Mariuccia Borio, imprenditrice vitivinicola per tradizione, inizia la sua scommessa: “studiare” le caratteristiche di quel vitigno e di quel vino che l’avevano accompagnata in gioventù e riportarlo in auge. Con l’aiuto del professor Lorenzo Corino, allora direttore dell’Istituto di Viticoltura di Asti, furono così avviate le prime ricerche in vigna e le prime micro-vinificazioni sperimentali e, nel 1992, fu (ri)piantato il primo filare.

E’ l’inizio di una nuova storia. Di amore e passione. Di ricerca finanziata con coraggio e perseveranza. Con amore e passione, appunto.
Che pochi giorni or sono ha raggiunto un primo apice davvero significativo: l’Uvalino Uceline 2015 di Cascina Castlèt è stato infatti selezionato tra i 18 vini top italiani in concorso al prestigioso riconoscimento mondiale di Bruxelles, unico piemontese premiato con la medaglia del metallo più prezioso.
Una storia di costanza e di successo, che premia Mariuccia Borio siglando un traguardo che sa di scommessa vinta per questa produzione limitata a circa 5 mila bottiglie di un vino raro ma mai dimenticato, che ama essere apprezzato con qualche anno d’età.

L’Uvalino di Cascina Castlèt si chiama Uceline, nome scelto dopo una approfondita ricerca dello storico Gianluigi Bera: agli inizi del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano già perso tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente. Le bottiglie sono impreziosite dall’etichetta realizzata da Giacomo Bersanetti di Sga Wine Design e raffigura il volo di un piccolo stormo di uccelli che partono per terre lontane dopo la vendemmia o tornano con la primavera dopo aver passato l’inverno nelle terre calde d’Africa. Le lettere del nome Uceline si animano fino a ricreare un volo di uccelli. La soluzione quasi surreale della serigrafia, realizzata direttamente su vetro, si esprime con il colore giallo terra delle sabbie astesane dove cresce l’uvalino.

La storia è appena agi inizi e per Cascina Castlèt è pronta una nuova sfida sempre improntata al pieno rispetto della natura mantenendo il passo con la tecnologia.
E ora oltre ai celebrati Barbera, Moscato, Nebbiolo, Cabernet Sauvignon e Chardonnay c’è anche lui: l’Uvalino. Sul podio più alto.

(Alessandro Mortarino)

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