Ci siamo finiti dentro nel peggiore dei modi, senza fare attenzione, senza prudenza e anche con un po’ di arroganza. Come se fossimo gli invincibili del XXI secolo. Invece è capitato.
Se da un lato è inutile “piangere sul latte versato”, dall’altro è bene che non ce ne dimentichiamo. È già capitato altre volte, nel 1918 con la Spagnola, nel 1957 con l’Asiatica. Nel 2020 è stata l’ora del Covid 19. Il mondo del vino si risolleverà anche stavolta, come tante altre nel passato. Di irrimediabili ci sono solo le vite cancellate, quel patrimonio prezioso di esperienze e conoscenze che è svanito nel nulla. Il tempo ci aiuterà a capire e a progettare il futuro, consapevoli che a salvaguardare la nostra vita e la nostra salute prima di altri ci dobbiamo pensare noi. Ogni tanto fermare la corsa nella vita per ragionare e riflettere potrebbe aiutarci a capire le insidie e a prevenire le tragedie. Ricordiamoci, però, che nella sua storia, almeno quella degli ultimi due secoli, il vino è caduto altre volte, ma poi si è rialzato ed è ripartito più forte di prima.
In pieno Ottocento, l’arrivo di tre flagelli inaspettati come l’Oidio, la Peronospora e la Fillossera aveva frantumato molte illusioni in un settore che aveva mille debolezze, prima fra tutte quella di essere culturalmente e tecnicamente impreparati. Pensiamo alle due guerre mondiali del Novecento, quante tragedie hanno portate nelle campagne vitate, cancellando la vita di tanti giovani che per i padri erano la speranza del futuro. Molti ricorderanno anche il disorientamento dei giorni seguiti all’onta del metanolo nel 1986. Allora, i migliori produttori di vino si sono dovuti spesso scusare di fronte al mondo per colpe non loro.
Da tutte queste tragedie il mondo del vino è venuto fuori più solido di prima. Con la giusta fiducia nel domani, anche stavolta sarà così.
In questi mesi, la redazione di Barolo & Co. ha avuto più tempo per progettare il numero di giugno 2020, lavorando in un confronto sistematico con i suoi collaboratori.
I temi del vino occupano ancora lo spazio più significativo e raccontano la Barbera d’Asti, l’elegante Langhe Favorita, Vespolina, Passerina ed Erbamat tra i vitigni autoctoni, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, la Menzione Montefico nel Barbaresco e il Recioto di Soave.
Il turismo enogastronomico stavolta propone solo temi di richiamo in Piemonte, con un interessante itinerario nel riso tra Vercelli e Novara e un ampio giro tra i Colli Tortonesi, oltre al Museo della scrittura meccanica a Bra.
Il mondo del cibo è rappresentato dalla Robiola di Roccaverano, l’Olio Dop Monti Iblei in Sicilia, l’anguria, la tagliatella e le proprietà salutistiche del limone.
Specifici approfondimenti sono dedicati all’agricoltura biologica, al consumo del vino a casa e agli abbinamenti tra i vini piemontesi e la cucina marchigiana.
Le rubriche culturali propongono la figura di Quinto Chionetti, una breve storia del Gavi nell’Oltregiogo ligure e, nella rubrica C’era una volta, le vicende della Cantina Marengo di Alba dove ha lavorato in gioventù lo scrittore Beppe Fenoglio.
Economia Circolare stavolta è dedicata al risparmio e al recupero dell’acqua in cantina.
Continua il racconto di ristorazione, locali del vino e negozi di specialità nelle relative rubriche.
“Da leggere e da vedere” propone la recensione di alcuni libri che vi potrebbero accompagnare la prossima estate, insieme al riposo e a un calice del vostro vino preferito.