Un recupero prodigioso e anche un po’ casuale è alla base della rinascita della Nas-cetta come vitigno e come vino.
La sua piccola culla è sulle alte colline di Novello, nella zona del Barolo.
La coltivazione del vitigno e la produzione del vino rientra nella Doc Langhe, con un vino di base di produzione più ampia e uno della sottozona Novello di entità più contenuta.
Correva l’anno 1991, esattamente il 7 settembre e io incontravo materialmente la Nas-cetta per la prima volta. In quegli anni di fine millennio nessuno o quasi ricordava questo vitigno e il suo omonimo vino. A malapena a Novello, paese d’origine, qualche anziano ne parlava con melanconico rammarico e citava bottiglie spumantizzate e altre alla moda del Sauternes, anzi del Mombazillac come parve al sottoscritto e di cui dirò tra poco. Ne rimanevano, appunto a Novello, rade viti infrapposte ai Dolcetti o alle Barbere, e un ultimo piccolo vigneto sul versante di ponente. Fu Lorenzo Montanaro dei Ciocchini, contadino e viticoltore, a farmi conoscere le Nas-cette, coi loro grappoli dorati, nei filari a poca distanza da casa. Finivano insieme alle uve a bacca nera nella pigiatrice e fine della storia. Qualche grappolo si piluccava a fine pasto: sembravano Favorite.
Il vino invece, ultima traccia di una lunga storia che a metà Ottocento ebbe il suo culmine, lo incontrai sempre ai Ciocchini, grazie alla perseveranza di un viticoltore e alla fede nelle tradizioni di un produttore vinicolo, che possiamo considerare a tutti gli effetti numi tutelari e fautori della Nas-cetta moderna: il primo si chiamava Franco Marenco, il secondo Elvio Cogno, che da La Morra era ritornato alla natia Novello dove in quegli anni stava costruendo una nuova cantina. Fu Elvio a portarmi sulle tracce dell’ultima bottiglia di Nas-cetta, annata 1983, di Marenco. Io ero reduce da una serie di ricerche storiche-ambientali sui vitigni e sui vini delle Langhe per l’Atlante delle Grandi Vigne di Langa edito da Slow Food. Scoprire che a metà Ottocento i vini bianchi langhetti fossero tenuti in buon conto e fra questi una sconosciuta Nas-cetta di Novello, mi aveva molto incuriosito. Ebbene, la Nas-cetta ’83 di Marenco era lì nella sua bottiglia di vetro bianco, con la sua etichetta piccola e scritta a mano e nascondeva un segreto: la vinificazione ferma e dolce. Un Mombazillac, come ebbi a dire, forse perché da poco tornato da un viaggio in Francia nella zona di questo vino, o forse per reminiscenze cinematografiche: ricordate le Cailles en sarcophage accompagnate dal Mombazillac nel film “Il Pranzo di Babette”?
RICOMINCIA LA STORIA
Fu Franco a farmi ritornare coi piedi per terra dicendomi che quella bottiglia arrivava dall’ultima vinificazione, quella appunto del 1983, e solo una damigiana in tutto. E perché dolce? Perché questa era la consuetudine di famiglia, quando l’annata lo permetteva. Incuriosito, ripresi in mano i testi di storia della viticoltura piemontese, tra i quali l’Inchiesta ministeriale Jacini, sulla quale il geometra monfortese Lorenzo Fantini aveva curato il territorio delle Langhe. Egli scrive: “L’Anascetta è un vitigno che produce uva molto fine, specialmente se in situazioni ben soleggiate. È coltivata in buona quantità sul territorio di Novello ove frutta egregiamente bene.”
Sullo stesso volume dell’Inchiesta, un altro monfortese, il produttore vinicolo Giovanni Gagna, annota: “A Novello e nei suoi dintorni coltivasi l’anascetta (nasco) che dà pur ottimo vino specialmente se associato al moscato e alla favorita di Corneliano d’Alba e dei comuni limitrofi. Con metà anascetta e metà favorita ottiensi un vinetto gradevolissimo, spumante e molto rassomigliante allo champagne, se ben defecato, il che ottiensi difficilmente. … Dalle uve anascette, puossi ancora ottenere vero vino del Reno quando se ne lasci fermentare a lungo il mosto, e lo si invecchi con speciali cure nelle botti.”
Fantini e Gagna pubblicano queste osservazioni nel 1883, esattamente cento anni prima dell’ultima vinificazione alla moda antica di Marenco. Certe coincidenze non cadono a caso! Poi ci sono altre osservazioni da fare. La prima: il nome Anascetta. Siccome, per quel che mi risulta, a Novello da sempre si dice Nas-cetta (pronuncia Nas-cëtta, con la “e” muta) credo che Fantini e Gagna abbiano italianizzato il vocabolo comprendendo nel nome anche l’articolo. Del resto, qualche anno dopo, nella sua celebre Monografia scritta a mano sulla situazione vitivinicola della provincia di Cuneo successiva all’Inchiesta, Fantini scrive anche Nascetta. I riferimenti al vino del Reno e allo spumante sono abbastanza interessanti, ci fanno pensare al Riesling. È invece ormai caduta l’ipotesi che il nostro vitigno derivi dal Nasco come indicato dal Gagna. Le ultime ricerche universitarie condotte da Anna Schneider inducono a credere a una certa affinità col vitigno Gròs Blanc della Val di Susa. Infine, da non sottovalutare, l’associazione Nascetta-Moscato che tra l’altro compare spesso negli scritti ottocenteschi, sia rispetto all’uva, sia rispetto al vino. Adesso, a seguito di recenti studi ampelografici, possiamo rispondere: nelle bacche della Nascetta è stato rinvenuto in quantità sufficiente il linalolo, un monoterpene, ossia una molecola aromatica presente con una certa abbondanza nell’uva Moscato. Una parentela che ha contribuito a classificare la Nas-cetta vitigno semiaromatico.
ALTRE NOTIZIE
Fantini nel capitolo dedicato all’ampelografia cuneese della sua Monografia, scrive che sono ben 32 le varietà di uve bianche censite, “ma quelle alquanto generalizzate sono poche e fra queste il Moscatello e la Nascetta”. Annota: “Per finezza di gusto, subito dopo il moscatello viene la Nascetta, che però è di coltivazione assai limitata. Matura quando il moscato, ha i graspi discreti con gli acini un po’ più rari e che all’epoca della maturazione acquistano un bel colore giallo-oro. L’uva è squisita al gusto, e dà vino eccellente.” Nel capitolo dei vini scrive: “Anascetta. Questo vino è quasi esclusivamente prodotto nel territorio di Novello. Riesce di color alquanto più chiaro del Moscato, ma è di finezza uguale. … Alcuni tentarono con le Nascette la fabbricazione di un vino bianco sul genere dei vini del Reno, ed ottennero tecnicamente dei soddisfacenti risultati, ma economicamente onerosi, per cui rinunciarono agli studi di perfezionamento, e così dal far concorrenza al Schloss Johannesburg!” Questa citazione di Fantini è molto importante e col senno di poi estremamente veritiera. Dunque all’epoca la Nascetta veniva vinificata dolce alla stregua del Moscato (Franco Marenco docet!), ma di qualità inferiore a quest’ultimo se lo stesso Fantini scrive di un’arte enologica che fa “assolutamente difetto nei produttori” di Novello. Si tenta quindi la via del vino secco imitando i vini della valle del Reno e fra questi Fantini ne cita uno ancora famoso oggigiorno. Ma dopo i primi tentativi peraltro riusciti, vi rinunciano. Il processo è troppo costoso, afferma Fantini, ma non è che la novità non li abbia un po’ spaventati? Peccato, perché così facendo hanno segnato la fine di questo vino e l’impoverimento viticolo, fino alla quasi scomparsa in vigna cent’anni dopo. Per fortuna, nel 1991 si riannodavano i fili di una storia interrotta: uomini di cultura e appassionati del vino e del territorio, produttori di ampie vedute, ricercatori universitari l’hanno ripresa. Vogliamo sintetizzare questi nuovi sviluppi?
ARRIVA LA DOC
Le mie ricerche del 1991 le riassunsi in un articolo pubblicato sul Notiziario Economico della Camera di Commercio di Cuneo nell’autunno di quell’anno. Non passò inosservato, come ebbe a riferire la Dott. Schneider durante un convegno sulla Nascetta di una decina di anni fa a Novello, da me coordinato sotto l’egida del Comune. All’epoca, inizio anni Novanta, semplicemente lanciai un invito che fortunatamente fu raccolto. Inizialmente dall’azienda Elvio Cogno di Nadia Cogno e Valter Fissore e poi dall’azienda Le Strette dei fratelli Mauro e Savio Daniele. Furono anni di sperimentazioni e di assaggi in cantina, sotto la supervisione del Prof. Gerbi dell’Università di Torino. Contemporaneamente, dai ceppi dei vitigni rimasti, furono impiantati nuovi vigneti: iniziava la rinascita, quella rinascita che Fantini avrebbe voluto vedere cent’anni prima. Nel 2002 giunse la Doc “Langhe Nascetta”, ma i vitivinicoltori di Novello non furono soddisfatti. Il loro vino, anzi il loro vitigno da sempre coltivato praticamente solo nel loro paese, adesso poteva essere impiantato e vinificato in tanti paesi delle Langhe, come il disciplinare prevede. Chiesero e ottennero una sotto denominazione “Langhe Nascetta del comune di Novello” o “Nas-cëtta del comune di Novello” in vigore dal 2010. Essa prevede che il vino ottenuto, anche nella versione Passito, venga prodotto al 100% con uve Nascetta provenienti dal Comune di Novello e da una piccola porzione dei comuni di Barolo e di Monforte. La resa massima per ettaro è di 9 tonnellate con un grado alcolico minimo di 11,50% Vol. Nel caso si voglia menzionare la vigna, la resa si abbassa a 8.1 tonnellate per ettaro e il grado si alza a 12% Vol. Nella Doc Langhe Nascetta (minimo 85% di Nascetta e poi uve a bacca bianca riconosciute) la resa massima è di 10 tonnellate per 11 gradi alcolici, che salgono a 11.50 e scendono a 8 tonnellate per la menzione della vigna.
NOVELLO IL PAESE DELLA NASCETTA
Sebbene Novello faccia parte degli undici paesi della gloriosa zona del Barolo e sulle sue colline il Nebbiolo abbia scritto pagine importanti, da alcuni anni in paese si è fatta strada una bella novità: son tornati alla ribalta il vitigno Nas-cetta e il suo vino Langhe Nas-cetta del Comune di Novello. In una terra di rossi, è curioso che i nuovi protagonisti siano una varietà a frutto bianco e un vino dello stesso colore. La storia del vitigno e del suo vino ha radici lontane. Soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento aveva dato prova di grande vitalità. Poi ha trascorso un periodo di oblio. Nell’ultima decade del 1900, grazie all’opera di alcuni viticoltori, in primis Elvio Cogno e i fratelli Daniele, vitigno e vino sono tornati all’antico splendore. Oggi il particolare pregio della Nas-cetta di Novello è celebrata da una Sottozona nella Doc Langhe. L’Associazione Produttori di Nas-cetta del Comune di Novello presieduta da Valter Fissore dell’azienda Elvio Cogno ne guida le fortune con l’obiettivo prioritario di valorizzare le particolarità del vitigno e promuovere i caratteri originali del vino.
ASSOCIAZIONE PRODUTTORI NASCETTA
Piazza Marconi 1 – 12060 Novello (CN) – www.nascettadinovello.com