Se non si fosse capito, amo il Nebbiolo! In tutte le sue declinazioni; che siano Barbaresco o Barolo, Roero o Carema, Lessona o Gattinara e potrei continuare. Amo il Nebbiolo con i suoi profumi e i suoi tannini. E se si parla di tannini, beh, Serralunga occupa un posto particolare nel cuore di tutti gli appassionati, come me, di questo magico vitigno. Potenza, struttura, profondità, ma anche una raffinata austerità, sostenuti da un’acidità vibrante, minerale e agrumata, che li rende unici, sicuramente diversi dai Barolo di ogni altro territorio della denominazione, con il loro specifico “senso del luogo”.
Grazie al lavoro di Cellino e Soster (e altri) sulla “Zonazione dell’Areale del Barolo” oggi sappiamo che i cru di Serralunga non hanno tutti lo stesso tipo di suolo/sottosuolo. Serralunga infatti non ha solo suoli di origine Serravalliana (Formazioni di Lequio), come si pensava un tempo, ma presenta anche zone in cui sono presenti suoli di origine Tortoniana (Arenarie di Diano). Ecco perché i diversi Barolo di Serralunga, pur rimanendo riconoscibili nella loro tipologia, possono differenziarsi in misura davvero notevole (ovviamente confrontando vini prodotti in modo simile, sia in vigna che in cantina). Così i Barolo “Serravalliani”, da giovani, potranno risultare molto duri, acidi e potenti (e necessiteranno di un periodo di invecchiamento più lungo per essere goduti al meglio), mentre quelli nati su suoli “Tortoniani” risulteranno più carnosi, più densi e meno acidi/agrumati dei primi.
Sia Lazzarito che Prapò si trovano nella parte settentrionale del comune di Serralunga; Lazzarito sul versante occidentale della dorsale che taglia la denominazione in direzione nord-sud; Prapò su quello orientale.
Cominciamo da Lazzarito
Dimensione: 30 ettari, di cui 15,58 rivendicati come MeGA. Produzione totale 2021: 791,31 ettolitri (di cui 44,54 rivendicati anche con la menzione Vigna). Altitudine: da 260 a 390 m s.l.m. circa. Esposizione: da sud a ovest-nord-ovest; a est sul versante di Gianetto. Unità di Terra di Serralunga d’Alba. Suolo Serravalliano. Nel 2021, dieci produttori hanno rivendicato la MeGA. Altri vitigni piantati: Barbera, Dolcetto e varietà bianche.
Quando a Ian D’Agata (con cui abbiamo recentemente pubblicato “Barolo Terroir”, un libro dedicato al Barolo, alle sue uve, ai suoi cru e ai suoi personaggi) chiedete quale sia “un tipico Barolo che incarni l’anima di Serralunga”, la sua risposta è sempre la stessa: “quelli prodotti a Lazzarito”. Lo credo anch’io, come lui. Lazzarito rappresenta l’archetipo del Barolo di Serralunga: solido, ma anche potente, tannico, vibrante e va … aspettato (come tutte le cose interessanti, non si concede subito, e non a tutti!). Se l’85% dell’estensione del Lazzarito è coltivato a vigneto, di cui l’88% è Nebbiolo, vorrà pur dire qualcosa! O no? Data la posizione e l’esposizione Lazzarito ha un microclima relativamente fresco, seppur più caldo di altri cru di Serralunga per via della sua posizione sul versante occidentale. La parte più alta è anche influenzata dal vento detto “Marin” che riscalda l’area circostante, cosa positiva a questa altitudine. Lazzarito è diviso in due porzioni dalla strada che corre in cima al crinale di Serralunga (e che attraversa anche il paese). Una più grande, situata sul pregiato versante occidentale, più caldo; e una più piccola, sul versante orientale, più fresco (quest’ultima chiaramente la meno pregiata delle due). Ian sostiene che la prima debba essere ulteriormente suddivisa nelle sue quattro sottoregioni storiche: il Lazzarito “vero e proprio” (un anfiteatro che si trova più o meno tra i 330 e i 390 m s.l.m., al di sotto della Cascina Santa Giulia); la Delizia (si trova a cavallo tra Lazzarito e Parafada); Santa Caterina (la parte più a sud, vicina all’abitato di Serralunga); e infine, più in basso, il Lazzaraisco. Fino agli anni ’90 queste ultime due sottoregioni (storicamente considerate di altissima qualità) erano separate da Lazzarito.
Lazzarito è caratterizzato dall’Unità di Terra di Serralunga; i suoi suoli, pertanto, risultano piuttosto sciolti, molto ricchi di sabbie compattate e di molto calcare. Presentano una percentuale di sabbia maggiore di molte altre zone vitate di Serralunga, come ad esempio Prapò e Cerretta, più ricche di argilla e dominate dalle Arenarie di Diano (e, come vedremo di seguito, caratterizzate dall’Unità di Terra Castiglione). Qui il Nebbiolo ha una maturazione lenta (generalmente è uno degli ultimi a essere vendemmiato, nonostante sia uno dei primi in cui si verifica il germogliamento). A Lazzarito, geologia del suolo e clima si combinano per dare Barolo di una tensione, di una purezza e di una verticalità uniche. Questa natura austera e un po’ “rigida”, dei Barolo Lazzarito da giovani, può spiegare come mai questi vini non abbiano ancora avuto gli onori che meritano; chiunque li conosca sa, però, che con un adeguato “affinamento” in cantina (come già detto, con il Lazzarito non bisogna avere fretta!) possono potenzialmente essere considerati tra i migliori Barolo dell’intera denominazione.
I produttori che nel 2021 hanno rivendicato questa MeGA sono (in ordine alfabetico): Famiglia Anselma, Franco Boasso, Casa E. di Mirafiore, Frama, Ettore Germano, Poderi Gianni Gagliardo, Guido Porro, Alessandro Rivetto, Vietti e Villadoria (Daniele Lanzavecchia).
Ora tocca a Prapò
Dimensione: 8,33 ettari di cui 5,52 rivendicati come MeGA. Produzione totale 2021: 296,73 ettolitri. Altitudine: da 270 a 380 m s.l.m. circa. Esposizione: da sud a sud-est. Unità di Terra di Castiglione nel versante occidentale (gli appezzamenti più alti); Unità di Terra di Serralunga nelle parti restanti (le più basse). Nel 2021, sei produttori hanno rivendicato la MeGA. Nessun altro vitigno piantato in questa MeGA.
Prapò è una delle MGA situate sul versante orientale della dorsale che taglia l’areale del Barolo del comune di Serralunga in direzione nord-sud. Se percorrete la strada per Serralunga, dopo aver attraversato le borgate di Cerretta e Meriame, troverete i vigneti di Prapò sulla vostra sinistra, sul prolungamento più basso della collina di Cerretta, prevalentemente esposti a sud e con pendenze abbastanza ripide. Si può dire che Prapò è chiuso a nord, est e ovest dall’abbraccio di Cerretta e sicuramente, rispetto alla maggior parte delle parcelle del Cerretta, gode di un’esposizione migliore.
Prapò ha un mesoclima fresco e ventilato che garantisce anche tempi di maturazione del Nebbiolo più lunghi. La tipologia di suoli di Prapò è complessa, in quanto è prevalente la Formazione delle Arenarie di Diano nelle sue parcelle più alte e soprattutto nelle zone occidentali, mentre sono prevalenti le Formazioni di Lequio nel resto del distretto viticolo. La composizione del terreno è il classico mix di argilla (oltre il 50%), limo (poco meno del 30%) e sabbia, con il tipico pH alcalino della zona e una notevole presenza di ferro. Questo fa sì che i Barolo di Prapò riescano a coniugare la tipica potenza e austerità dei Barolo di Serralunga con una notevole complessità ed eleganza. Sono generalmente caratterizzati da un colore rosso intenso, da un profumo penetrante di frutta rossa scura e spezie dolci e da un sorso profondo, molto elegante e vibrante, con una spiccata mineralità e un’acidità agrumata e le tipiche note balsamiche che connotano il Prapò.
In sintesi, i Barolo di Prapò sono particolarmente buoni e interessanti (sia io che Ian D’Agata, nel nostro libro, lo riteniamo uno dei quindici-venti migliori distretti viticoli della denominazione Barolo). Per le sue caratteristiche pedoclimatiche, riesce a dare vini incredibilmente di ottima qualità anche in annate medie o scarse.
I produttori che nel 2021 hanno rivendicato questa MeGA sono (in ordine alfabetico): Ceretto, Ettore Germano, Davide Fregonese (Bugia Nen), Paolo Scavino, Schiavenza e Luigi Vico.