Nonostante il Covid e le sue complicazioni, la vendemmia è iniziata lo stesso. La natura non si è fermata neanche di fronte alle minacce di questa pandemia e, accompagnata da un clima dai caratteri alterni, ha ripercorso gli stessi passi degli anni scorsi, ma con ritmi e risultati differenti.
È vero: sono parecchie le incertezze per il futuro, e non solo economiche. Ma di fronte alle uve che maturano anche il morale dei viticoltori si è rinfrancato.
Dal punto di vista produttivo, le premesse qualitative sono ottime, frutto di un’annata che dal punto di vista climatico non ha ripetuto i periodi afosi del passato, ma si è giovata di una felice alternanza tra tempo bello e perturbato, capace di regalare vini di struttura e armonia, con buone prospettive di evoluzione nel tempo.
Quella del 2020 probabilmente sarà comunque un’annata precoce, ma senza le esasperazioni che hanno caratterizzato il 2017 o il 2003. Se le attuali premesse verranno confermate, i vini del 2020 avranno sostanza, sapidità, complessità olfattiva e, magari, anche longevità. Caratteri questi che non si materializzano per caso, ma traggono la loro origine da suoli particolarmente vocati alla vite da vino, da vitigni che vegetano su queste colline da tempi remoti, da un uomo affidabile come viticoltore e cantiniere e da un clima che – pur nelle variazioni dovute al riscaldamento globale – ogni anno sa centellinare le ore fresche e quelle calde, la pioggia e la neve, la nebbia e il sole, un clima che ogni volta trasforma una produzione qualsiasi in un’opera d’arte, dai contorni delimitati e dai caratteri irripetibili.
Il Covid 19 ci ha portato via tante certezze, ma quelle legate alla nostra produzione vitivinicola non le ha cancellate. Teniamocele ben strette, difendiamole e valorizziamole nei modi più appropriati, come suggeriamo nella rubrica “Viticoltura domani”, dedicata questa volta alle cure dei grappoli nella fase cruciale di maturazione.
La “bella estate” 2020 ha rallentato i ritmi, ma non ha interrotto il lavoro della redazione di Barolo & Co. nel progettare e realizzare il numero della rivista di settembre 2020.
Gli spazi principali sono come al solito occupati dai temi del vino: il Barolo, l’Erbaluce di Caluso, la Bonarda e il Refosco dal Peduncolo Rosso tra i vitigni autoctoni, l’Orvieto, il Vin Santo e la Menzione Ginestra nel Barolo.
Il sentiero del castagno nel Roero introduce le rubriche del turismo enogastronomico con il Mercato Albinelli di Modena e il Parco Fluviale tra Gesso e Stura.
L’universo del cibo è rappresentato dall’Albicocca Tonda di Costigliole, l’Olio Dop Riviera Ligure, lo zafferano in Piemonte, la noce, le proprietà salutistiche dell’uva e il Prosciutto crudo in varie parti d’Italia.
Alcuni approfondimenti sono dedicati alla coltivazione dei vitigni autoctoni principali in Piemonte, alla Francia come mercato dei vini di qualità, alla promozione dei prodotti agricoli tramite l’adozione e agli abbinamenti tra i vini piemontesi e la cucina siciliana.
Tornano le rubriche culturali con il racconto del personaggio Giacomo Bologna, la tavola dei nobili a Genova, l’incontro con Carlo Petrini e le storiche vicende della Terrazza Martini a Casablanca.
Le regole dell’Economia Circolare sono presentate nell’apposita rubrica, mentre il racconto di ristorazione, locali del vino e negozi di specialità trova spazio nelle rubriche dedicate.
Infine, la rubrica “Da leggere e da vedere” invita alla lettura di alcuni libri e alla visita di una bella mostra dedicata al cibo e all’arte.
Buona lettura!