Ai giorni nostri il luogo di riferimento in Piemonte per la produzione di ciliegie è Pecetto.
Per buona parte del secolo scorso il baricentro era conteso con altre località tra cui il paese astigiano di Revigliasco. Il paese, che si trova a pochi chilometri a sud ovest di Asti, ha basato per alcuni decenni, tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del secolo scorso, le sue più importanti attività economiche sulle ciliegie, complici anche l’esposizione e le tipologie dei terreni circostanti che ne favorivano la produzione. Ne hanno tratto lavoro non solo le famiglie del luogo, ma anche parecchi operatori stagionali provenienti da altre località.
In quegli anni, tra i mesi di maggio e giugno, la piazza del paese ha ospitato un importante mercato in cui proprio le ciliegie erano al centro delle trattative che richiamavano numerosi mediatori. L’interesse era legato principalmente alla conservazione: le ciliegie di Revigliasco erano ricercate infatti anche da grandi aziende (come l’astigiana Saclà e la Sperlari) o da produttori di grappa che le utilizzavano già snocciolate per la conservazione “sotto spirito”. Quella abbondante produzione di ciliegie era principalmente della varietà nota come graffione bianco (conosciuta anche come durone), a sua volta suddivisa in altre tipologie, ma erano diffuse anche varietà di ciliegie comuni.
IL DECLINO DEL MERCATO
A un certo punto, verso la fine degli anni ‘50, il mercato di Revigliasco ha cominciato a vacillare, facendo intuire ai suoi abitanti che erano necessari interventi per salvaguardare il futuro economico del paese. Sfruttando conoscenze estere, i revigliaschesi avevano tentato di innestare sugli alberi dei ciliegi selvatici le marze (le porzioni di ramo) di una cultivar cecoslovacca chiamata Mora, ottenendo così la “Mora di Revigliasco”. Nonostante questa operazione, il paese non era riuscito però a ritornare ai livelli precedenti in termini di commercio delle ciliegie perché il declino era già progredito. La mancanza di ricambio generazionale, unita alle difficoltà e agli ingenti rischi legati alla raccolta (può causare infortuni perché il legno del ciliegio è delicato), ha ridotto la produzione soltanto a carattere familiare. Un unico ciliegeto era “sopravvissuto” rimanendo attivo fino al 2013 grazie al lavoro di Pierino Gerbo, per tutti Bulot, considerato un vero e proprio maestro nella coltivazione delle ciliegie e riferimento per gli altri produttori. Prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2016, il figlio Walter ha curato quel terreno, ma il suo lavoro non gli permetteva di seguirlo con le dovute attenzioni e pian piano si sono sviluppate altre piante che hanno creato difficoltà allo sviluppo dei ciliegi.
LA RISALITA

A salvare la situazione sono intervenuti due giovani astigiani, appassionati di vecchie varietà ortofrutticole dal punto di vista culturale e storico. Già attivi insieme in un progetto per il ritorno del carciofo della Val Tiglione, Stefano Scavino e David Bosia nell’autunno del 2016 hanno iniziato a lavorare il ciliegeto di Bulot che Walter Gerbo aveva messo a disposizione.
Stefano, orticoltore con un passato nel settore dell’architettura, attivo a Costigliole d’Asti con la sua azienda agricola Duipuvrun, ha messo a disposizione l’esperienza di produttore. David, che si occupa invece di import ed export di vini italiani in Perù e Colombia, vanta origini familiari a Revigliasco e ben conosce la tradizione locale della coltivazione delle ciliegie. “Cerchiamo di dare un piccolo impulso per la riscoperta delle tipicità delle nostre aree. Ci siamo innamorati della rinascita di prodotti dimenticati. – raccontano i due interpreti del progetto legato alle ciliegie di Revigliasco – Avere a disposizione questo terreno, che diversamente sarebbe diventato incolto, è stata un’opportunità. Ci siamo presi a cuore la questione con la speranza che possa interessare anche altre persone”.

LE VARIETÀ
Il terreno in cui sono al lavoro Stefano e David un tempo era più grande, ma alcuni anni fa una parte è stata ceduta dal proprietario per diventare edificabile. Oggi sono presenti circa 50 piante e tra di loro sono state riconosciute sei differenti varietà di ciliegie: Mora di Revigliasco, Bigarreau burlat, Ferrovia, Sunburst, Durone vignola e Visciola (griota). Alcune altre non sono ancora state identificate, non potendo più consultare Bulot che le aveva piantate. Sicuramente il Graffione non è presente perché Bulot aveva deciso di non piantarlo: trattandosi di una ciliegia adatta alla conservazione, non era più richiesta come un tempo. Piante di Graffioni sono però presenti a Revigliasco nel frutteto della famiglia di David. Un giorno quella varietà potrebbe tornare nel ciliegeto di Bulot, tramite l’innesto, oltre ad altre su cui sono in corso attività di ricerca. Le ciliegie di Stefano e David, su cui non sono utilizzati prodotti chimici, si possono acquistare direttamente al ciliegeto attraverso l’abbonamento che Duipuvrun, l’azienda agricola di Scavino, propone per la vendita di frutta e verdura o contattando direttamente i produttori. Revigliasco celebra ogni anno, nel primo weekend di giugno, una sagra dedicata alla ciliegia. È un’occasione per mantenere viva la tradizione del paese anche se le dimensioni del mercato che viene organizzato sono minime. Nel pomeriggio del sabato il ciliegeto che un tempo era di Bulot viene aperto dai due produttori che propongono visite, degustazioni, dimostrazioni di raccolta e raccontano la loro impresa.