Vino Strategie

La cavalcata del Nebbiolo

Langa e Roero sempre più caratterizzati dalla coltivazione del vitigno Nebbiolo

Giancarlo Montaldo Settembre 2015
La cavalcata del Nebbiolo

“Non sappiamo se ciò che stiamo per evidenziare sia davvero frutto di una strategia concreta e condivisa dalla filiera produttiva oppure se sia la risultante di vari fattori come le decisioni individuali, la vocazionalità viticola della zona e la capacità dei vari vini di farsi largo sui mercati. Non lo sappiamo e, forse, non è neppure così importante.”

Ciò che, invece, è essenziale – per i produttori e i consumatori – è evidenziare come la realtà vitivinicolo di Langa e Roero si stia sempre più caratterizzando per la coltivazione del vitigno Nebbiolo e la produzione dei suoi vini.

Se già nel passato il Nebbiolo era considerato come il vitigno testimonial delle colline sinuose e ripide del territorio Albese, oggi possiamo ribadirne tutto il valore con una serie di dati che ne confermano il primato in modo risolutivo.

DATI SIGNIFICATIVI ED ESPLICITI

In base ai dati regionali di fine 2014, la superficie vitata globale che fa capo alla provincia di Cuneo ammonta a circa 16.000 ettari. Un dato importante, che rappresenta più del 35% del patrimonio viticolo piemontese, indicato nel medesimo periodo e sempre dalla Regione in 43.893 ettari.
Per verificare quale sia l’incidenza del vitigno Nebbiolo nel contesto di questi 16.000 ettari abbiamo sommato il patrimonio vitato delle cinque denominazioni più importanti (Barbaresco, Barolo, Langhe Nebbiolo, Nebbiolo d’Alba e Roero), confrontando questi valori in due anni significativi, il 2014 e il 1999. Questo ci ha consentito anche di valutare il trend di tali impianti nell’ambito di un quindicennio e di sviluppare alcune interessanti considerazioni, che possono aiutare a capire il recente passato, ma anche a intravvedere l’immediato futuro.
La stessa cosa l’abbiamo fatta anche per la produzione effettiva e anche in questo caso parecchi sono gli spunti che si possono sviluppare.
Non abbiamo potuto utilizzare i dati della Doc Langhe rosso (192 ettari e 1.067.000 bottiglie rivendicati nel 2014), perché la possibile presenza del Nebbiolo è mescolata ad altre varietà a frutto nero. In ogni caso, questo dato potrebbe ulteriormente enfatizzare ciò che stiamo per dire.
I dati presenti nella Tab. 1 sottolineano come tutti i cinque vini a denominazione abbiano contribuito all’incremento della superficie vitata a Nebbiolo. L’incremento maggiore appartiene al Langhe Nebbiolo, seguito da Barolo, Nebbiolo d’Alba e Barbaresco. Sono 1.500 gli ettari a Nebbiolo in più nel 2014 rispetto al 1999, un dato importante, pari al 34%.
Molto più contenuto il dato relativo al Roero, appena 6 ettari in più nel quindicennio, a conferma della situazione di disagio che sta tuttora frenando lo sviluppo produttivo e di immagine di questo Nebbiolo esclusivo della Sinistra Tanaro.

L’EVOLUZIONE DEL DATO PRODUTTIVO

Dal punto di vista produttivo, nel tratto di 15 anni si sono avute ulteriori conferme, che a volte hanno ancora di più enfatizzato il legame del settore vitivinicolo albese con il Nebbiolo.
La Tab. 2 ci dà le informazioni e ribadisce la tendenza già riscontrata per la superficie vitata.
Globalmente, i circa 15 milioni di bottiglie di vini a base Nebbiolo prodotte nel 1999 crescono significativamente nel 2014 a quasi 24 milioni. L’incremento percentuale è del 61%, a conferma del fatto che i vigneti di Nebbiolo non solo sono aumentati di numero, ma si sono potenziati dal punto di vista della loro efficienza produttiva.
Per quanto concerne i vari vini, si notano situazioni differenti: se il Barolo conferma nella produzione l’incremento (+ 61%) del patrimonio viticolo, il Nebbiolo d’Alba cresce un po’ meno nella quantità prodotta rispetto all’aumento degli ettari. Situazione opposta è quella del Barbaresco che nell’ambito produttivo cresce di più (+ 64%) rispetto alla superficie vitata (+ 44%).
L’unica nota differente è legata al Roero, che – nel passaggio tra il 1999 al 2014 – segna una flessione.

Un discorso a parte va fatto per il Langhe Nebbiolo. In questo caso, l’incremento della produzione nei 15 anni esaminati è inferiore rispetto alla crescita dei vigneti. Questo dipende dal fatto che nel 1999 (come poi anche nel 2014) alcuni vigneti delle altre denominazioni partecipavano già alla produzione del Langhe Nebbiolo in virtù della scelta vendemmiale.
Innegabilmente, il Langhe Nebbiolo si sta rivelando un vino di successo e di forte appeal anche sui mercati internazionali. La conferma ci viene da un altro dato, ufficializzato nella primavera scorsa da Valoritalia, la struttura che è incaricata dei controlli e delle verifiche di queste denominazioni: durante tutto il 2014, le operazioni di imbottigliamento del Langhe Nebbiolo hanno determinato un totale di 5.311.743 pezzi. Questo è stato possibile grazie al fatto che, con declassamenti o riclassificazioni, diverse partite sfuse di Nebbiolo d’Alba, Barbaresco, Roero e Barolo (un po’ meno) sono passate a questa denominazione che la legge definisce “di ricaduta”, ma che noi preferiamo descrivere come legata a un vino più giovane, fruttato e di pronta beva.
Comunque, sempre un Nebbiolo.

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