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La cappella, il ciabôt a primavera

La foto Unesco

John Wheaver Marzo 2017
La cappella, il ciabôt a primavera

È tranquillo il ciabôt a primavera, è sempre lo stesso. Così come la chiesetta degli Asili a Barbaresco. Non cambia e non cambierà nei secoli. A inizio della primavera, anche se le temperature crescono, la vite pare non accorgersene. Giorno dopo giorno, però, un po’ di verde comincia a trapelare sui tralci e l’energia per mesi trattenuta inizia a farsi vedere. Aspetta il passo ritmato del viticoltore e poi, poco per volta, quelli di coloro che abitano sulle colline, tra le vigne, dove nasce il grande vino.
Ci torno ogni anno in questo angolo di Barbaresco.
Ogni volta, mi fermo al tavolo accanto alla chiesetta. La bottiglia è lì che mi aspetta, il tappo è tolto, il calice è pronto. Prima di tuffare il naso oltre l’orlo del calice, attorno a me sento solo il profumo dell’aria pura. Poi, un grande coacervo di profumi che raccontano la terra, la vite e il cielo. Sono giunto, straniero, fino qui dopo un giorno di viaggio attraverso l’Europa. Qui mi aspetta un paese intero, gli amici, i ricordi, i cibi, i vini. Ogni volta può sembrare la stessa emozione. In realtà ogni ritorno è emotivamente nuovo.

Chi volesse proporre i suoi scatti, scriva a direttore@baroloeco.it

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