Investire sul terreno per avere piante più sane

Equilibrio tra gli obiettivi economici e i comportamenti produttivi

Giancarlo Mondaldo e Luigi Biestro Marzo 2017
Investire sul terreno per avere piante più sane

Il dibattito sul “bio” è sempre d’attualità.

Un convegno su questi temi si è svolto il 21 febbraio scorso anche alla Vignaioli Piemontesi con un’ampia partecipazione dei produttori.

È un bel segno. Forse sta crescendo la consapevolezza che bisogna ridurre la chimica in agricoltura. Così in viticoltura.
Magari, queste cautele saranno dettate dalla volontà di tutelare la salute del consumatore, ma anche i produttori meritano attenzione: sono loro i primi a contatto con i rischi di una chimica esagerata.
Nel concreto, ciascuno adotterà il comportamento che riterrà più idoneo. Ci sarà chi sposerà le tesi biologiche, chi quelle biodinamiche, ma ci sarà anche chi si limiterà ad atteggiamenti “prudenziali” per un maggior rispetto dell’ambiente. La situazione migliorerà se ognuno cercherà un miglior equilibrio tra gli obiettivi economici e i comportamenti produttivi.
Negli ultimi decenni, poi, abbiamo dedicato grande attenzione alla parte aerea della pianta. Ed è per certi versi comprensibile perché è lì che sta il frutto della vite. Ma così abbiamo spesso trascurato la porzione sotterranea, terreno compreso. È proprio questo il cambio di mentalità che l’agricoltura deve fare. Ogni pianta deve star bene nel suo ambiente, ha bisogno di trovarvi equilibrio, anche alimen- tare: se può essere un problema la malnutrizione, altrettanto si può dire per la sovrabbondanza. Anoressica o bulimica, la vite rischia di essere sempre in balia delle avversità.

“Anno nuovo, vita nuova” si dice di solito.
Per noi di Barolo & Co, redazione e collaboratori, il 2017 è un nuovo impegno professionale.
L’obiettivo è quello di sempre: informare i lettori e farli crescere nella formazione permanente con i nostri approfondimenti sui temi della vite, del vino, dell’agroali- mentare, del turismo enogastronomico e della cultura della tavola.
Per questo, abbiamo realizzato questo nuovo numero che è tutto da scoprire. Le rubriche si alternano sostanzialmente con il ritmo dell’anno passato: ci sono due novità,“Passione autoctono”, dedicata ai vini prodotti con varietà indigene, e “Confronto”, dialogo tra due produttori su un tema di attualità.
Quanto al vino, il nuovo numero racconta il Roero vino rosso, il Bramaterra, il Conegliano Valdobbiadene, la Vitovska e le nuove frontiere del Piemonte Barbe- ra Appassimento.Tra i vitigni, l’Arneis in primo piano.
L’enoturismo ci porta a Saluzzo e nel grande mercato alimentare di Rungis, a Parigi. Il territorio del mito stavolta è Vignarionda a Serralunga d’Alba. Le storie di cibo ci raccontano la pasta secca da grano duro, il formaggio Raschera, l’olio di Brisighella, il mandorlo come pianta alimentare e la riscoperta della canapa. Cibo e vino caratterizzano le due rubriche dedicate ai ristoranti e non solo, Fornelli d’Italia e Il vino al banco.
Nella rubrica “Amori possibili”Vincenzo Reda approfondisce ancora di più i ca- ratteri delle cucine del mondo con un articolo dedicato alla Russia. Recuperiamo le testimonianze di Giorgio Gallesio e dei fratelli Ottavi. La poesia del vino stavolta fa tappa in Medio Oriente, raccontando Omar Khayyan. Mercati, ambiente, spezie, etichette e strategie sono altri contributi a favore della cono- scenza e dell’informazione.

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