Hernanes, dallo stadio di football alla vigna

Anche i calciatori, quando decidono di appendere gli “scarpini” al chiodo, scelgono i paesaggi viticoli del Piemonte per il loro buen retiro…

Filippo Larganà Luglio 2023
Hernanes, dallo stadio di football alla vigna

Se si cerca il nome di Hernanes sul web compaiono un numero infinito di notizie sportive legate al mondo del grande calcio, con accenni a prestigiosi Club della Serie A italiana, come la Lazio, l’Inter e, naturalmente, la Juventus.
Poi, a sorpresa, scorrono anche news sul vino e sulla cucina, sulle colline dell’Astigiano, sulla Barbera d’Asti e perfino sul Grignolino il vino definito “anarchico testabalorda” dal mitico Luigi Veronelli, l’indimenticato e indimenticabile maestro del giornalismo enogastronomico.
L’Hernanes in questione è l’ex calciatore brasiliano Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, detto per esteso, ma per tutti Hernanes, appunto. È stato una stella di prima grandezza sui campi del San Paolo e Sport Recife in Patria, prima di deliziare con le sue giocate i tifosi interisti, laziali e juventini. Dopo aver lasciato il mondo del calcio giocato, ma senza disdegnare qualche intervista dove dispensa opinioni sul campionato italico e non solo, si è ora innamorato, sembra perdutamente, delle colline astigiane segnate dalla perfetta geometria delle vigne di Barbera e Grignolino.

Il suo attuale “rettangolo di gioco”
Hernanes oggi “gioca” a Montaldo Scarampi, centro rurale in provincia di Asti, lontano ma vicino alle “sciccosissime” Langhe e tassello di un’area compresa tra le province di Asti, Alessandria e Cuneo che dal 2014, prima fra le zone vinicole di pregio italiane, è sito Unesco e Patrimonio dell’Umanità,
Del resto a due passi da Montaldo è nato il primo spumante d’Italia; sono state inventate e sperimentate alcune delle più importanti tecniche enologiche; e opera un polo enomeccanico leader mondiale per produzione e esportazione.
Così a Hernanes basta capitare su una delle colline di quel paese che domina la valle tagliata in due dalla provinciale per Asti, guardare il panorama di vigneti, boschi, orti, cascine, boschi e innamorarsi. Tanto da avviare il progetto “Ca’ del Profeta” (Hernanes da calciatore era chiamato “il Profeta”) con l’acquisto di una cascina, dei rispettivi cinque ettari di vigneto con conseguente avvio di un’azienda vitivinicola e produzione di vini pregiatissimi del territorio, come la Barbera d’Asti e il Grignolino d’Asti, e l’apertura di un resort di lusso e di un ristorante di charme dove la cucina piemontese è la regina incontrastata.
Come si sia arrivati a questo Hernanes ce lo ha raccontato così: “In Brasile, da ragazzo, non avevo alcun rapporto con il cibo. Mi interessava solo il calcio dalla mattina alla sera. Quella era la mia passione. Mangiare era solo un modo per mantenere il corpo e la mente che servivano a giocare”.
La svolta è arrivata quando viene a giocare in Italia. “Il rapporto tra la cultura, il modo di vivere italiani e il cibo – dice – è qualcosa di stretto e affascinate e allo stesso modo intercambiabile. Ne sono rimasto conquistato e ho scoperto un mondo, quello dei vini e della cucina, che non conoscevo”.

L’esempio che coinvolge e convince
Sono alcuni compagni di squadra che introducono Hernanes alla cultura della buona tavola. Il calciatore brasiliano comincia così ad apprezzare le ricette e i vini made in Italy.
In Piemonte inizia a farsi strada l’idea di farsi coinvolgere più profondamente.
“Ho visto molte proprietà in tante zone famose per i vini – racconta Hernanes -. Poi sono capitato su queste colline. Tutto era perfetto – ricorda l’ex calciatore brasiliano -. Vista, aria, panorama, silenzio. Non troppo lontano dalle autostrade, dagli aeroporti internazionali, dalle città d’arte del Piemonte, dal mare della Liguria e dalla Milano della Moda. Insomma un’oasi di pace, ma connessa, che può dare la possibilità di godere della tranquillità più assoluta a due passi dal resto del mondo”.
E il vino? “Un universo affascinante – dice Hernanes -. Ho imparato da zero e ancora sto imparando cosa vuol dire avere una vigna e seguirne la coltivazione e la crescita. La vendemmia e portare le uve in cantina per la vinificazione e vedere il vino prendere forma”.
È un po’ come fare gol? Hernanes, da ottimo centrocampista-regista, vede l’assist e lo perfeziona: “È diverso – dice -. Quando ero calciatore mi sentivo parte di una squadra che dipende, comunque, da una Società. Con il progetto Ca’ del Profeta sto sperimentando cosa voglia dire essere a capo di un’impresa propria, essere chiamato in causa per ogni particolare e sempre, ma con tempi e ritmi molto diversi rispetto a quelli di un calciatore professionista. Qui, nelle mie vigne, nel mio ristorante e nel mio resort, sono io al centro di tutto e questo mi piace insieme alla fortuna di avere trovato collaboratori validissimi”.
Tra questi c’è il viticoltore Enzo Forno, che è stato anche sindaco di Montaldo Scarampi e che Hernanes considera come un padre. Va da sé che vigne e vino, cucina e accoglienza creino forti legami. Lo stesso è per Hernanes che si sente parte della comunità di Montaldo Scarampi e che, durante la terribile e dolorosa parentesi della pandemia da Covid, ha donato al suo paese d’adozione “vitivinicola” 400 mascherine, preziosissime in quel periodo per contrastare il contagio. Un gesto che i montaldesi non hanno mai dimenticato. Quando si dice che il vino “fa buon sangue” forse non è solo un modo di dire.

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