2015, un bilancio positivo per il vino piemontese

I fatti positivi e le qualità del mondo enogastronomico regionale

Giancarlo Mondaldo e Luigi Biestro Dicembre 2015
2015, un bilancio positivo per il vino piemontese

Con il 2015 che sta camminando verso il capolinea, si può già tracciare un primo bilancio dei risultati di mercato e immagine conseguiti dal settore vitivinicolo piemontese.

Un quadro fatto da molte luci e qualche ombra, in una realtà che da tempo scommette sulle denominazioni di origine.

In Piemonte – ricordiamo – sono 42 i vini Doc e 18 quelli Docg e la loro incidenza sulla globalità della produzione sfiora l’80%.
Molti dei vini dai numeri grandi (Barbera d’Asti, Barbera d’Alba, Gavi, Barolo, ecc.) sono in salute. Unica eccezione pare essere l’Asti spumante, la cui perdita di bottiglie è solo in parte rimediata dalla crescita dei volumi del Moscato d’Asti.

Avrebbe bisogno di nuovi stimoli la Barbera del Monferrato, nella versione giovanile Doc e nella tipologia Superiore Docg. Il settore produttivo ne è consapevole e sta lavorando per ridare vitalità a produttori e consumatori.
Anche i vini prodotti da due vitigni di forte radicamento piemontese (Dolcetto e Grignolino) stanno poco per volta recuperando il loro originario dinamismo.

Nel territorio di Langa e Roero, va segnalata la situazione favorevole dei vini rossi da Nebbiolo; non solo Barbaresco e Barolo, ma anche Roero, Nebbiolo d’Alba e, soprattutto, il Langhe Nebbiolo, che nel 2014 ha prodotto oltre 5 milioni di bottiglie. Positivo è anche il mercato del Roero Arneis: dopo una fase di incertezza, ha ripreso l’originario vigore. Tra le denominazioni di base, va ricordato il ruolo sempre più importante della Doc Piemonte: l’adeguamento del disciplinare alle esigenze attuali ha dato forte impulso agli imbottigliamenti che tra il 1° luglio 2014 e il 30 giugno 2015 hanno sfiorato i 37 milioni di bottiglie.
Anche i vini dalle piccole dimensioni produttive stanno confermando un buon stato di salute: è il caso del Ruché di Castagnole Monferrato, del Verduno, del Nizza e dell’Erbaluce di Caluso.

Ottima la ripresa della viticoltura pedemontana nelle province del Nord Piemonte (Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola): crescono superfici e produzione e arrivano nuovi protagonisti. È il caso di Boca, Sizzano, Valli Ossolane, Lessona e Carema, che si aggiungono a Gattinara, Ghemme, Colline Novaresi e Coste della Sesia che erano già affermate.

In un quadro di questa portata, il lavoro della redazione di Barolo & Co è proseguito per mettere in luce i fatti positivi e le qualità del mondo enogastronomico regionale e non solo. L’ultimo numero del 2015 dedica le rubriche dei vini all’Asti unico e irripetibile, al Boca, al mito del Brunello di Montalcino e al fascino della zona di Rovereto nel cuore del Gavi. Le rubriche sui prodotti alimentari parlano del panettone, il dolce delle feste di fine anno, riscoprono i caratteri della zucca di Rocchetta e raccontano il mito del bue grasso e l’attrazione del gran bollito alla piemontese. Seguono a ruota il melograno, l’oliva Lavagnina, la salvia e il rosmarino e, tra le altre bevande, il Cognac.

Le rubriche turistiche sono focalizzate sulla Torino del cioccolato e sulla città di Aosta dalle radici romane, oltre alla presentazione della Banca del vino di Pollenzo, a Bra.

L’ampelografia del Gallesio e la figura di Don Bosco sono le “testimonianze” di questo numero, mentre l’incontro con il vino è dedicato al giovane campione di ciclismo Diego Rosa. “Fornelli d’Italia” e “Il vino al banco” concludono questa breve presentazione continuando nel loro percorso nella ristorazione e nei locali dove il vino è protagonista.

Accompagniamo il tradizionale invito alla lettura con i nostri auguri più grandi.

Per un Felice Natale e uno Splendido Anno Nuovo.

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