Con il 2015 che sta camminando verso il capolinea, si può già tracciare un primo bilancio dei risultati di mercato e immagine conseguiti dal settore vitivinicolo piemontese.
Un quadro fatto da molte luci e qualche ombra, in una realtà che da tempo scommette sulle denominazioni di origine.
In Piemonte – ricordiamo – sono 42 i vini Doc e 18 quelli Docg e la loro incidenza sulla globalità della produzione sfiora l’80%.
Molti dei vini dai numeri grandi (Barbera d’Asti, Barbera d’Alba, Gavi, Barolo, ecc.) sono in salute. Unica eccezione pare essere l’Asti spumante, la cui perdita di bottiglie è solo in parte rimediata dalla crescita dei volumi del Moscato d’Asti.
Avrebbe bisogno di nuovi stimoli la Barbera del Monferrato, nella versione giovanile Doc e nella tipologia Superiore Docg. Il settore produttivo ne è consapevole e sta lavorando per ridare vitalità a produttori e consumatori.
Anche i vini prodotti da due vitigni di forte radicamento piemontese (Dolcetto e Grignolino) stanno poco per volta recuperando il loro originario dinamismo.
Nel territorio di Langa e Roero, va segnalata la situazione favorevole dei vini rossi da Nebbiolo; non solo Barbaresco e Barolo, ma anche Roero, Nebbiolo d’Alba e, soprattutto, il Langhe Nebbiolo, che nel 2014 ha prodotto oltre 5 milioni di bottiglie. Positivo è anche il mercato del Roero Arneis: dopo una fase di incertezza, ha ripreso l’originario vigore. Tra le denominazioni di base, va ricordato il ruolo sempre più importante della Doc Piemonte: l’adeguamento del disciplinare alle esigenze attuali ha dato forte impulso agli imbottigliamenti che tra il 1° luglio 2014 e il 30 giugno 2015 hanno sfiorato i 37 milioni di bottiglie.
Anche i vini dalle piccole dimensioni produttive stanno confermando un buon stato di salute: è il caso del Ruché di Castagnole Monferrato, del Verduno, del Nizza e dell’Erbaluce di Caluso.
Ottima la ripresa della viticoltura pedemontana nelle province del Nord Piemonte (Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola): crescono superfici e produzione e arrivano nuovi protagonisti. È il caso di Boca, Sizzano, Valli Ossolane, Lessona e Carema, che si aggiungono a Gattinara, Ghemme, Colline Novaresi e Coste della Sesia che erano già affermate.
In un quadro di questa portata, il lavoro della redazione di Barolo & Co è proseguito per mettere in luce i fatti positivi e le qualità del mondo enogastronomico regionale e non solo. L’ultimo numero del 2015 dedica le rubriche dei vini all’Asti unico e irripetibile, al Boca, al mito del Brunello di Montalcino e al fascino della zona di Rovereto nel cuore del Gavi. Le rubriche sui prodotti alimentari parlano del panettone, il dolce delle feste di fine anno, riscoprono i caratteri della zucca di Rocchetta e raccontano il mito del bue grasso e l’attrazione del gran bollito alla piemontese. Seguono a ruota il melograno, l’oliva Lavagnina, la salvia e il rosmarino e, tra le altre bevande, il Cognac.
Le rubriche turistiche sono focalizzate sulla Torino del cioccolato e sulla città di Aosta dalle radici romane, oltre alla presentazione della Banca del vino di Pollenzo, a Bra.
L’ampelografia del Gallesio e la figura di Don Bosco sono le “testimonianze” di questo numero, mentre l’incontro con il vino è dedicato al giovane campione di ciclismo Diego Rosa. “Fornelli d’Italia” e “Il vino al banco” concludono questa breve presentazione continuando nel loro percorso nella ristorazione e nei locali dove il vino è protagonista.
Accompagniamo il tradizionale invito alla lettura con i nostri auguri più grandi.
Per un Felice Natale e uno Splendido Anno Nuovo.