Tra le novità introdotte dalle Legge della Regione Piemonte sul “Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale”, spicca un’iniziativa orientata a favorire il recupero produttivo dei terreni incolti o abbandonati e dei fabbricati rurali in disuso.
Si tratta di un passo importante che cerca di collegare due esigenze: riportare in «vita» l’enorme patrimonio di terreni progressivamente lasciati senza cure dai loro proprietari per effetto dello spopolamento delle zone rurali e alpine; offrire una chance produttiva a giovani, imprenditori agricoli e associazioni fondiarie in grado di gestirli attraverso opportuni piani di lavoro. Uno strumento, dunque, per legare un’offerta latente di terre «lavorabili» con la spasmodica ricerca di produttori privi di aree.
L’iniziativa della Regione Piemonte si avvia potendo confrontarsi con altre esperienze già in atto: «Banche della terra» sono infatti state disciplinate dalla Regione Toscana nel 2012, dalla Campania nel 2013, da altre nove regioni e dalla Provincia di Trento negli anni successivi.
Il primo passo prevede un Censimento dei terreni silenti (cioè di proprietà di soggetti non rintracciabili), incolti o abbandonati da almeno due annate agrarie, a cura delle unioni dei comuni o dei singoli comuni, entro tre anni dall’entrata in vigore della legge regionale. Le informazioni raccolte formeranno una banca dati, a consultazione pubblica, che permetterà di conoscere i terreni «disponibili» per un uso produttivo, che potranno essere richiesti in gestione attraverso una domanda di disponibilità e un piano di utilizzo; seguirà una graduatoria predisposta sulla base delle migliori soluzioni proposte e a salvaguardia dell’interesse generale.
In Toscana e Liguria le Banche della Terra sono già in piena operatività, mentre nelle altre regioni sono ancora in corso le operazioni di censimento dei terreni, che pare essere il primo scoglio da superare. Ora tocca al Piemonte e ci auguriamo che l’input normativo possa godere della piena risposta delle comunità locali…