A che punto siamo della notte?

Osservatorio Vinitaly e Nomisma Wine Monitor hanno pubblicato gli effetti di dazi Usa e Covid-19 sull’export extra Ue nel primo trimestre 2020.

Maggio 2020
A che punto siamo della notte?

Secondo quanto registrato dalla ricerca, in base ai dati doganali, marzo è stato un mese di decisa inversione di tendenza sull’export in riferimento alla crisi mondiale che ha scosso anche il mondo del vino.

L’Italia vinicola, che sull’onda di un 2019 positivo sul piano dell’export (+2,9% rispetto al 2018 per un valore di 6,3 miliardi di euro) aveva preso di slancio anche i primi 2 mesi del 2020, si è arenata sul mese dell’anno che chiude il trimestre, registrando una perdita sulla Cina del -13,3% e pareggiando appena i conti sulla Svizzera, mentre Canada e Giappone restano ancora in positivo (grazie agli accordi di libero scambio con l’UE in questi paesi le nostre esportazioni erano cresciute nel 2019 rispettivamente del 5,4% e del 15,6% – dati Nomisma).

Decisamente anomala la dinamica sul mercato Usa, che dopo l’exploit di fine anno delle nostre esportazioni di vino, che hanno fatto segnare un + 40% sull’onda dei timori per l’aumento dei dazi americani imposti a ottobre 2019, è partita in positivo anche in gennaio e febbraio presumibilmente nell’intenzione di costituire nuove scorte in vista di nuovi aumenti. Ma nel mese di marzo ha registrato un – 17,4%, in parte fisiologico, pur rimanendo in terreno positivo con un + 16,8% (la revisione dei dazi di metà febbraio non ha toccato il vino nazionale).

I paesi che riscuotono un maggior indice di fiducia presso le aziende italiane sembrano restare Stati Uniti, Canada e Giappone, secondo le indagini di Nomisma, con mercati in crescita di interesse come Russia, Cina e Corea del Sud. Decisamente in calo l’interesse per il Regno Unito per l’instabilità dovuta alla Brexit (al di là delle contingenze sanitarie), ormai superato dagli Stati Uniti nell’import degli spumanti.

Purtroppo sembrerebbero i vini di qualità superiore, secondo l’indagine, a pagare pegno nell’evoluzione negativa di marzo, con lo stop obbligato del settore Ho.re.ca. che ha inciso anche sul prezzo medio all’import. L’incognita della ripresa in questo settore dopo la chiusura impone alle aziende, secondo Denis Pantini, responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitori, di ripensare le strategie sulla fascia premium, lavorando su un mix di canali tra i quali l’e-commerce che è in forte crescita non solo negli Stati Uniti.

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